La moneta Greca in Età Arcaica e Classica a Cirene

Marco Donà

Quando si parla di numismatica ad un gruppo non facente parte della comunità scientifica o di appassionati, si fa fatica nel far percepire al grande pubblico il valore di questa grande disciplina, che non riguarda soltanto lo studio dell’oggetto in sé ma il suo contenuto all’interno del panorama storico, poiché senza quel pezzo non è possibile ricostruire l’intero puzzle. Questa incomprensione è dovuta principalmente alla percezione che tutti noi abbiamo della moneta, e cioè di un semplice oggetto di scambio e di misura economica che influenza le nostre vite di tutti i giorni. Nell’antichità non era così, insieme al valore economico, la moneta aveva un valore religioso ma anche soprattutto politico, in un’epoca dove i mezzi di propaganda odierni non esistevano, questo oggetto era quasi l’unico strumento con cui sovrani ed elitè di una città, potevano comunicare con la massa le scelte della loro politica votata a creare una forte legittimità del potere.

Non a caso, l’adozione e la sua diffusione all’interno del mondo Greco lo si deve principalmente al fatto che essa simboleggiava l’autonomia della polis e dell’autorità emittente.[1] A partire dalla sua nascita nel corso del VI secolo A.C., quasi tutte le realtà del mondo Greco adottarono la moneta come nuova forma di controllo della ricchezza e gestione del potere, sia interno che esterno, assumendo un’impronta di tipo “parlante” simbolo della città, un peso ponderale diverso da ogni altra città, garantito dalla legge solo all’interno della polis, mentre fuori veniva accettata solo per il suo valore intrinseco e per il suo prestigio.[2]

Fra gli esempi più importanti nel continente e nell’area mediterranea, si ricordano Egina didramme con la tartaruga, Corinto con il famoso pegaso e la Koppa, la lettera arcaica destinata a scomparire, ad Atene la famosa Civetta introdotta dal periodo di Ippia 515 A.C fino al I sec A.C, Tebe con il famoso scudo della lega Beota ecc.

Uno dei casi più famosi di coniazione che ci ha lasciato un’impronta storica importante della presenza Greca in Nord Africa è quello di Cirene, in Cirenaica (oggi Libia),

fondata nel 630 A.C dagli abitanti di Thera (isola del mar Egeo) [3], fu popolata principalmente da popolazioni provenienti dal Peloponneso, da Creta e dalle isole dell’Egeo. I coloni erano guidati da Batto, che fu il primo re della città e diede inizio a una dinastia che durò fino al 440 A.C. All’inizio gli studiosi sono stati un po’ perplessi, data la scelta di una colonia come Cirene di origine dorica nell’adottare come sistema ponderale quello Euboico-Attico[4] presente nelle sue prime coniazioni (decennio finale del VI A.C)[5] ribattute su monete Ateniesi del tipo con la Civetta[6], in realtà tutto questo conferma uno stretto rapporto tra le due poleis[7]. Nella prima fase di emissione[8](fine VI-inizio V sec. A.C) le monete hanno al rovescio un quadrato incuso, mentre nel dritto il silfio[9] e il suo frutto, una pianta della Cirenaica ora Estinta, probabilmente appartenente al genere Ferula che all’epoca cresceva solo in una ristretta zona costiera[10] e rappresentava una risorsa importantissima per la regione, che contribuì alla fortuna commerciale della città tanto da diventarne il simbolo della Poleis.[11] Le teorie sull’estinzione della pianta sono molteplici e ancora tutte da accertare, ma grazie alle monete abbiamo una rappresentazione postuma della pianta da cui si è potuto risalire ad una sua ricostruzione, dato che questa rimane la sua unica immagine che rimarrà invariata nelle monete della colonia fino all’età romana con il solo miglioramento iconografico.


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Tetradracma di Cirene della prima fase di emissione VI-V sec A.C. www.Lerma.it, ASOLATI, CRISAFULLI 2018, p. 18.

Ciò nonostante durante il periodo arcaico e classico insieme al sistema Euboico-attico, adottato prevalentemente per il commercio nel mediterraneo, si associa un altro meglio non definito sistema ponderale locale detto “asiatico”[12].[13]

Le teorie anche su questo sistema locale sono state molte, ma una pista la possiamo trovare nella complicata situazione politica vissuta dalla città durante l’ultimo periodo del VI sec. fino al 440 A.C., a causa dei diversi scontri interni fra i diversi esponenti della monarchia Battiatide e i Demos locali, desiderosi di ottenere più potere nelle decisioni della città e a queste vanno aggiunte le minacce esterne da parte dell’impero Persiano che si stava espandendo nella zona[14]. Non può essere sottovalutata la teoria che i Battiatidi per preservare il potere abbiano stretto un’alleanza con i persiani, non contestando la sottomissione della Cirenaica al dominio persiano, lasciando la città indipendente(una sorta di protettorato).[15]

Questo spiegherebbe come ad un certo punto a Cirene fu introdotto il culto di una nuova divinità Amon-zeus, una divintà locale nata dall’incontro della cultura greca ed egiziana, che in epoca successiva si diffonderà in tutto il mediterraneo e che a partire dei primi decenni del V sec. comparirà sempre nelle monetazione Cirenaica, insieme alla rappresentazione del silfio.

Nel 440 A.C. forse anche in concomitanza con il restringersi del pericolo persiano sulla zona, la monarchia Battiatide venne abbattuta[16] e Cirene fu riorganizzata in una Democrazia che durerà fino all’età Ellenistica quando la città entra nell’orbita del regno Tolemaico, ma nonostante ciò per tutto il periodo classico i due elementi di costanza nelle monete rimangono sempre lo Zeus-Amon e il Silfio da cui si può ben vedere che nelle raffigurazioni successive raggiunga alti livelli di rappresentazione realistica.

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BIBLIOGRAFIA

Asolati M., Crisafulli C. 2018, La tesaurizzazione monetaria in età Greca, in Cirene e la Cirenaica in età Greca e Romana. Le Monete. I. I ripostigli. Cirene “Atene d’Africa”-X, a cura di Asolati M., Crisafulli C., Roma: L’Erma di Bretschneider, 2018, pp. 17-29.

Graziosi G. 2016,Manualetto numismatico per la Cirenaica, “Panorama Numismatico”, n’323, pp. 3-7.

Gorini G. 2001, La moneta greca: forme e modi di un segno dell’uomo, in Alle radici dell’Euro. Quando la moneta fa la storia, a cura di Gorini G., Treviso, pp. 11-38.

Gorini G. 2004, La moneta greca, in Musei civici di Padova. Museo Bottacin, a cura di Callegher B., Milano, pp. 43-55.

Rossi S. 2004, Il Silphium sulle monete di Kyrene, “Panorama Numismatico”, n’182, pp. 18-23.

Van Halfen P., The beginnings of coinage at cyrene, in Le monete di Cirene e della Cirenaica nel Mediterraneo. Problemi e prospettive. Atti del V congresso Internazionale di Numismatica e di Storia Monetaria. Padova, 17-19 marzo 2016, a cura di Asolati M., Padova, pp. 15-32.

SITOGRAFIA

www. La Moneta.it.

www. La lerma.it

www.panorama-numismatico.com

Palo A. 2015, Storia dei miti di fondazione di Cirene. www.storiaromanaebizantina.it.

Zito M. 2018, Il silfio: la leggendaria pianta perduta che i romani utilizzavano sia in farmacia che in cucina. www. Reccom.org.


[1]             Gorini 2004, pp. 44-45.

[2]             Gorini 2004, p. 45.

[3]             Palo 2015, www.storiaromanaebizantina.it.

[4]             Van alfen 2016, p. 15.

[5]             Gorini 2004, p. 45.

[6]             Gorini 2001, p. 24.

[7]             Gorini 2004, p. 46.

[8]             Gorini 2001, p. 24.

[9]             Gorini 2004, p. 46.

[10]           Zito 2018, www. Reccom.org.

[11]           Il Silfio era ricercatissimo, mentre l’arbusto veniva utilizzato per le sue proprietà officinali e gastronomiche, i suoi frutti venivano asportati dalla pianta per estrarre il succo che aveva dei principi medicinali e stupefacenti tanto da venire paragonato al valore dell’oro e dell’argento. Rossi 2004, p. 18.

[12]           Rossi 2004, p. 24.

[13]           La presenza, specie nel periodo arcaico ma anche classico, di monete più leggere rispetto al sistema Attico, ha fatto ritenere alla maggior parte degli studiosi l’esistenza di un altro sistema ponderale, probabilmente originario dei luoghi, basato su dei tetradrammi di 13-12 grammi circa e su delle dracme inferiori ai 4 grammi relativi frazionali. Rossi 2004, p. 24.

[14]           Van Alfen 2016, p. 19.

[15]           Van alfen 2016, p. 20.

[16]           Van Alfen 2016, p. 21.

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